Tribunale condanna istituto di credito al pagamento di € 240’000 per Anatocismo e Invalidità dei contratti
Il fatto
La vicenda riguarda una società che ha esaurito il suo scopo ed avendo accumulato un discreto patrimonio attivo la proprietà ha conferito incarico ai suoi due commercialisti Guarino Nappo e Michele Reschini di liquidarla.
I liquidatori hanno innanzitutto esaminato le scritture contabili e si sono resi conto che nel corso degli anni erano state pagate competenze bancarie per diverse centinaia di migliaia di euro sugli affidamenti concessi.
Pertanto i due liquidatori hanno convenuto di incaricare la Kipling di eseguire una dettagliata analisi preliminare sui rapporti di affidamento.
Innanzitutto, si è provveduto a reperire presso l’archivio della società tutti gli estratti conto, che sono stati esaminati nel dettaglio.
L’analisi preliminare ha portato alla luce innumerevoli criticità, in virtù delle quali, nel corso degli anni, sono state addebitate ingenti somme che non sarebbero dovute essere addebitate a titolo di interessi, commissioni e spese.
L’analisi preliminare dei rapporti di affidamento
Tutti gli estratti conto reperiti presso l’archivio della società sono stati ordinati allo scopo di valutarne la completezza e di richiedere ai sensi dell’art. 119 TUB eventuali periodi mancanti.
Lo stesso lavoro ha riguardato la documentazione contrattuale.
È stato quindi posto in essere un dettagliato esame mediante la funzione “preanalisi” del software Riteg Bank, allo scopo di quantificare l’anatocismo maturato sui conti, l’eventuale presenza di interessi usurari, CMS illegittime, ed altri addebiti non dovuti.
L’indagine preliminare ha evidenziato addebiti illegittimi per diverse centinaia di migliaia di euro su ciascun rapporto esaminato.
L’avvio della causa
All’esito della riunione nella quale il dott. Francesco Leo ha rappresentato ai liquidatori, alla proprietà ed all’avv. Emilio De Stefano, legale di fiducia della proprietà, i risultati dell’analisi preliminare, l’avv. De Stefano ed il dott. Leo sono stati incaricati di agire per la restituzione degli addebiti illegittimi.
È il 2015 quando l’Avv. De Stefano invia alle diverse banche le lettere di contestazione dei rapporti e richiede contratti e documenti ai sensi dell’articolo 119 TUB, con le quali vengono richiesti i contratti e alcuni estratti conto mancanti.
Si è passati pertanto alla redazione delle perizie tecniche.
All’esito delle illegittimità contabili messe in luce dalle perizie, gli istituti di credito, anche nell’ambito della mediazione obbligatoria, continuavano a sostenere la correttezza del proprio operato.
Lo svolgimento delle cause
Notificati gli Atti di Citazione da parte dell’avv. De Stefano, le banche si costituiscono in giudizio.
Così l’istruttoria delle diverse cause rivela che le contestazioni mosse agli istituti di credito sono fondate, tanto che le prime Consulenze Tecniche d’Ufficio (CTU), ossia le perizie econometriche confezionate da professionisti su incarico fiduciario da parte del Tribunale, confermano i risultati delle perizie di parte a firma Kipling.
A questo punto, alcuni istituti di credito preferiscono trovare la via della chiusura transattiva, altri decidono di andare avanti nelle cause.
Alcune cause si sono concluse con vittoria schiacciante e proficui risarcimenti (vedi sentenza del 18/12/2019 per € 651’000,00 e la sentenze oggetto di questo articolo di € 221’000,00), altre cause sono ancora in corso.
Tuttavia, non è tutto rose e fiori, perché per la causa relativa alla sentenza che commentiamo, presenta un problema molto grave, che può compromettere gli esiti della causa stessa.
La Consulenza Tecnica d’Ufficio
Nella causa viene nominata quale CTU una professionista con il compito di ricostruire i rapporti contabili ed il relativo saldo e di verificare la presenza di interessi usurari.
Gli esiti della perizia sono totalmente favorevoli alla banca ed assolutamente disastrosi per la società attrice. Infatti, gli oltre 300.000,00 € oggetto di causa si riducono a poco meno di € 20’000,00.
Ovviamente, è un detto comune che la matematica non è un’opinione. Ma in questi casi bisogna fare i conti anche con la capacità di sviluppare calcoli molto complessi per i quali procedere con i vecchi metodi può risultare un errore fatale.
Infatti, il Consulente Tecnico nominato dal Tribunale, per l’elaborazione dei calcoli da inserire nella CTU, utilizza Excel.
L’utilizzo di Excel, purtroppo molto diffuso, non tutela né da errori di semplice digitazione dei dati, né rispetto agli errori di importazione di formule, risultando estremamente macchinoso (e pieno di insidie dovute ad errori di digitazione, formulazione, distrazione) per la ricostruzione dei conti correnti.
Il dott. Leo, nominato Consulente Tecnico di Parte nella causa e come tale deputato al controllo dell’operato del CTU fin da subito evidenzia una serie di errori nei quali la CTU è incappata, evidenziando la mancata ricostruzione di interi periodi del rapporto e la non rispondenza oggettiva di alcuni dati.
La CTU ribadisce, con caparbietà, la correttezza del proprio operato. Spetta così all’avv. De Stefano far valere, in udienza, direttamente con il giudice, le ragioni che hanno portato a contestare la CTU.
Il giudice, esaminando con cura quanto rappresentato dal legale della società, provvede a rimuovere il CTU nominando un altro professionista affinché sviluppi i calcoli senza sbagliare.
La svolta
Il nuovo CTU ricostruisce il saldo del rapporto riscontrando addebiti illegittimi per oltre 300.000,00 €, porta alla luce, inoltre, le numerose manchevolezze della documentazione contrattuale depositata dalla banca, come ad esempio l’impossibilità di ascrivere al rapporto oggetto di causa i contratti di affidamento.
La banca, ovviamente, contesta tali risultanze chiedendo integrazioni e modifiche della consulenza tecnica d’ufficio, che vengono concesse allo scopo di non tralasciare alcuna delle contestazioni delle parti.
Ciò nonostante, il credito della società attrice rimane comunque molto ingente.
La sentenza
Il giudice riconosce la presenza di interessi anatocistici illegittimi anche per il periodo successivo al 2000, disponendo che tutti gli addebiti a tale titolo siano restituiti al correntista.
Inoltre, viene accertato l’addebito di commissioni di massimo scoperto e spese addebitate in assenza di previsioni contrattuali.
Questo porta a riconoscere un credito della società di € 211’410,00 oltre interessi legali, pertanto la società incasserà all’incirca € 240’000,00.
Giova ricordare che prima di intraprendere il giudizio la banca ha più volte dichiarato che i propri calcoli erano corretti e che la società non avrebbe avuto diritto a percepire nulla.
Epilogo
Ebbene, ad oggi considerando gli esiti dei diversi giudizi già conclusi il resoconto è certamente positivo per la società nei cui estratti conto si celava un tesoretto milionario, del quale gli attori principali di questa vicenda, ossia la proprietà della società, erano certamente all’oscuro.
Le difficoltà non sono mancate, ma sono state risolte grazie al fatto che dal momento dell’analisi preliminare fino alla sentenza il consulente tecnico e l’avvocato hanno lavorato in maniera complementare, senza tralasciare nessun dettaglio.
È quindi importante sottolineare che nell’ambito del contenzioso bancario la perizia di parte è solo l’inizio di un più lungo ed articolato percorso, ed il CTP non esaurisce il proprio compito nel consegnare un elaborato al cliente.
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